Il 4 maggio 2020 prende avvio la “Fase 2” del piano di contrasto dell’emergenza coronavirus. Il Governo italiano ha prolungato le restrizioni agli spostamenti dei cittadini, ma ha prospettato la riapertura di alcune categorie di esercizi commerciali tra il 18 maggio e il 1° giugno (attività manifatturiere, di costruzioni, di intermediazione immobiliare e commercio all’ingrosso).
Rimangono però numerosi interrogativi sulla questione delle scuole. Il Decreto firmato nella serata del 26 aprile 2020 conferma la sospensione dei servizi educativi e delle attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado (Art. 1, punto k). Inoltre, istruisce i dirigenti scolastici ad attivare, «per tutta la durata della sospensione delle attività didattiche nelle scuole, modalità di didattica a distanza avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità» (Art. 1, punto m). Allo stato attuale, è ancora è difficile immaginare quando potranno riaprire gli istituti scolastici e a quali condizioni.
Suor Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche, gestore di istituti paritari e coordinatrice scientifica del corso ALTIS “Management scolastico e direzione delle scuole paritarie” ci ha spiegato l’importanza di scendere in campo e individuare una soluzione al problema. Dall’inizio del “lockdown”, infatti, 7 milioni di studenti della scuola statale e 800.000 studenti della scuola paritaria sono a casa. Il Covid-19 ha impoverito la popolazione italiana, dando una battuta d’arresto alla nostra economia e mettendo in difficoltà sia le famiglie, sia gli istituti scolastici. Vi sono genitori che non riescono più a pagare le rette scolastiche. Gli istituti paritari, privati di queste risorse economiche, non sono quindi in grado di stipendiare i propri docenti e collaboratori e di garantire la continuità delle attività didattiche. Come risultato, il 30% delle scuole paritarie è a rischio di chiusura. Se il rischio si concretizzasse, si svilupperebbero degli scenari preoccupanti, che graverebbero sull’intero sistema economico.
Nel caso della chiusura del 30% delle scuole paritarie, 300.000 alunni dovrebbero riversarsi nelle classi delle scuole statali. Per lo Stato, questo si tradurrebbe in una spesa di 3 miliardi di euro, da aggiungersi ai 2,8 miliardi richiesti dal Ministero dell’Istruzione per tentare di riaprire le scuole a settembre. Per le scuole statali, rappresenterebbe un problema in più da gestire: le classi, spesso sovraffollate al punto da essere definite “classi-pollaio”, non consentirebbero il necessario distanziamento sociale. In queste condizioni, la riapertura a settembre sarebbe impensabile.
In seconda misura, non bisogna dimenticare l’impatto sociale provocato dalla mancata riapertura delle scuole. Tra i soggetti colpiti vi sono i genitori che non possono usufruire di forme di lavoro agile o di congedi e non possono lasciare i figli in custodia da amici o parenti. Altrettanto vulnerabili sono gli studenti, già provati dall’isolamento sociale degli ultimi mesi. Dover rimanere in casa, senza un adeguato affiancamento da parte della scuola, genera danni emotivi e psicologici, che possono sfociare anche in dipendenza da internet e dalla tecnologia e in forme di disagio sociale. I costi sociali non sono facilmente quantificabili, ma sono rilevanti almeno quanto quelli economici.
Nelle ultime settimane, Suor Anna Monia Alfieri ha quindi sostenuto con fermezza la necessità di intervenire tempestivamente per scongiurare questo esito. Ha collaborato con esponenti politici, di destra e di sinistra, per definire una soluzione concreta, che è stata inoltrata al Governo negli scorsi giorni. La proposta prevedeva la detrazione per intero della retta per le famiglie, adottando il parametro del costo standard di sostenibilità per allievo, che ha un tetto di 5.500 euro, di molto inferiore al costo di un allievo della scuola statale, pari a 10.000 euro (studio Civicum-Deloitte, 2018).
Sebbene l’emendamento non sia passato, per Suor Monia la “battaglia” continua. Nelle sue ultime dichiarazioni ha voluto sottolineare che non si tratta di una richiesta di denaro, perché in questo momento «non servono soldi, ma soldi spesi meglio», nella forma di investimenti destinati a sostenere servizi imprescindibili come l’istruzione. Né si tratta di soccorrere solamente le scuole paritarie, ma piuttosto di aiutare le famiglie, salvare la scuola pubblica – ossia Paritaria e Statale – e così dare un futuro alla Nazione.
Redatto da Erika Lisa Panuccio (ALTIS) il 29 aprile 2020.
Per approfondire
Solo il costo standard salverà la scuola disastrata
La Copertura Finanziaria Proposta COVID-19 di Suor Anna Monia Alfieri (dossier del 9 aprile 2020)
Comunicato stampa congiunto CISM-USMI (Roma, 16 aprile 2020)
Gestore di scuole paritarie ed esperta di politiche scolastiche, collabora da anni con ALTIS Università Cattolica. Insieme al Prof. Marco Grumo, docente di Economia Aziendale presso l'Università Cattolica, cura la direzione scientifica del corso "Management scolastico e direzione delle scuole paritarie".