Investire sul capitale umano, per una PA con una visione strategica
Master in Management e Innovazione delle Pubbliche Amministrazioni
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(a cura di Maurizio Petulicchio)
Il MIPA è un percorso formativo finalizzato a sviluppare le competenze manageriali che sono richieste ad un dirigente pubblico e quindi a fornire la cassetta degli attrezzi necessaria per assumere un ruolo attivo nella gestione e nell’innovazione dei processi e dei servizi di interesse generale. Il Master è nato nel 2010 con l’idea di realizzare qualcosa di nuovo rispetto ai prodotti formativi esistenti, quindi un percorso di approfondimento dei temi manageriali caratterizzato da un processo di apprendimento attivo, in cui il partecipante è protagonista, acquisisce e sperimenta le logiche, le competenze e gli strumenti proposti ed inizia ad applicare i contenuti in un contesto protetto come quello dell’aula, ma soprattutto del project work. Si tratta di un progetto di cambiamento che il partecipante è chiamato a progettare, realizzare e valutare al termine del programma di Master.
Volevamo inoltre che il Master MIPA portasse ad una certificazione delle competenze perché troppo spesso la formazione rischia di essere solo informazione, conoscenza teorica ed astratta (“so di cosa si tratta, ne sono a conoscenza, non è neppure un tema nuovo, eppure se dovessi iniziare a farlo sarei in difficoltà”). Il MIPA, pur essendo Master universitario di secondo livello, intende invece proporre un approccio non solo accademico e teorico, ma sviluppare i temi in un connubio tra teoria e pratica, coinvolgendo già nella co-progettazione del corso, oltre che nelle giornate di docenza, direttori generali, professionisti e pratictioners.
Funzionari e dirigenti di varie amministrazioni pubbliche: enti locali, agenzie fiscali, forze dell’ordine, ministeri, camere di commercio, aziende speciali.
Le aule si caratterizzano sempre per una marcata eterogeneità in termini di provenienza geografica (il bacino è nazionale), di background e di ruolo organizzativo assunto (dagli apicali come Direttori generali, direttori amministrativi segretari comunali, alle Posizioni Organizzative). Quella dell’eterogeneità è una scelta perché l’innovazione è di sistema e il cambiamento nelle organizzazioni complesse deve essere diffuso.
Negli oltre duecento diplomati MIPA abbiamo ritrovato molti elementi comuni: la voglia di mettersi in gioco, di crescere professionalmente, di aprire i propri orizzonti, di confrontarsi con realtà diverse; il desiderio di rinnovare il ruolo assunto nell’ente di appartenenza, di portare valore alla propria Amministrazione, di rappresentare un primo seme di cambiamento, una visione positiva del bene comune e la consapevolezza dell’importante ruolo che una Pubblica amministrazione moderna, efficiente, attenta ai bisogni degli stakeholders può ancora oggi ricoprire nel perseguimento dell’interesse generale. Le storie professionali di ciascuno di loro dicono di un patrimonio di competenze e di dedizione al lavoro che confligge con lo stereotipo ormai così diffuso del dipendente pubblico fannullone e dei furbetti del cartellino.
La struttura di fondo del Master è ancora la stessa degli inizi ma il percorso è sempre diverso da un’edizione all’altra, intanto perché il MIPA è uno spazio che accoglie la discussione di temi di attualità e perché il master lo fanno anche gli studenti con il loro essere partecipanti attivi, il porre temi e questioni. Ciò a cui stiamo lavorando è una riprogettazione che privilegi maggiormente contenuti targettizzati, ossia da svolgere in funzione della composizione dell’aula.
Riassumerei i valori di fondo che ispirano l’organizzazione del Master MIPA e le metodologie didattiche utilizzate e quindi il messaggio educativo che si intende trasmettere in questo modo: la passione per la realtà, che è sempre una grande occasione di crescita, un atteggiamento positivo come posizione di partenza con cui affrontarla, la centralità delle persone nei processi di cambiamento e l’importanza di una visione sistemica, che tenga conto di tutti i fattori in gioco. E ancora la necessità di sviluppare soluzioni win-win e quindi di condivisione del sapere, di fare network, di fare squadra per moltiplicare le potenzialità di un’organizzazione. Questo è possibile se si impara il rispetto delle regole e il lavoro di gruppo, centrati su obiettivi e risultati comuni e condivisi.
Investire sul capitale umano perché i dipendenti pubblici, anche con il supporto della tecnologia, sappiano sviluppare soluzioni innovative e più tempestive ai problemi, sappiano ricercare spazi di miglioramento dei servizi ed al contempo un uso più razionale delle risorse, riducendo sprechi che sono ancora presenti in molti ambiti. Investire sul capitale umano perché si consolidi nella dirigenza pubblica una capacità di visione strategica e di gestione di processi di innovazione organizzativa orientati alla semplificazione. Da ultimo due considerazioni: è necessario diffondere una cultura del valore pubblico come guida dell’azione amministrativa.
Questo significa partire sempre dagli stakeholder di riferimento, quindi dall’interrogativo: per chi sto generando utilità? A chi serve quello che sto realizzando? Sto realmente rispondendo a bisogni concreti e prioritari?
Infine il grande tema della sostenibilità che dovrebbe in modo più capillare influenzare l’operato della pubblica amministrazione come nuovo paradigma di governo della cosa pubblica; penso ai temi della green economy, dell’anticorruzione, della co-produzione dei servizi pubblici. Ripensare e re- inventare il governo della cosa pubblica richiede cultura, strumenti e passione.
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