In un mondo in cui la crescita economica è un obiettivo primario, è ormai necessario guardare alla sostenibilità ambientale e sociale come una nuova priorità. Il settore sanitario non fa eccezione e, oltre all’obiettivo di assicurare salute e benessere all’intera popolazione, è chiamato oggi ad azioni responsabili verso i propri stakeholder e verso l’ambiente.
L’adozione di pratiche sostenibili è inoltre, un requisito irrinunciabile nei rapporti delle aziende con fornitori e partner: fino all’11% delle gare d’appalto farmaceutiche nei primi 5 Paesi Europei includono requisiti ESG . Recenti stime pubbliche prevedono che le emissioni legate ai sistemi di raffreddamento ospedalieri aumenteranno di 4 volte entro il 2040 , mentre, sul fronte sociale, stando ai dati World Bank e World Health Organization, ogni anno 100 milioni di persone a livello globale sono ridotte in povertà a causa delle spese sanitarie sostenute. Il nostro Paese non fa eccezione: sono circa 9 milioni i cittadini con difficoltà di accesso alle cure ; i tempi di attesa per visite ed esami diagnostici sono aumentati del 25% nel triennio 2014-2017 , diventando nel 2021 la principale ragione di insoddisfazione verso il sistema sanitario nazionale.
ALTIS Università Cattolica, CERISMAS, BCG e Quantis hanno avviato una collaborazione con l’obiettivo di indagare la propensione delle aziende sanitarie italiane a integrare elementi di sostenibilità socio-ambientale nelle proprie strategie. L’indagine è condotta attraverso (i) interviste a un campione di leader di aziende sanitarie italiane, (ii) un questionario rivolto a 55 aziende del settore per raccogliere le loro percezioni, (iii) un’analisi dei bilanci di sostenibilità di 14 aziende del settore . Ne emerge che in Italia l’interesse per il tema sia forte e diffuso, quasi l’80% delle aziende sanitarie intervistate dichiara di aver definito una strategia di sostenibilità o di essersi attivate per svilupparla.
Sostenibilità in sanità: in quale direzione si stanno muovendo le aziende? Un indagine di BCG, ALTIS Università Cattolica, CERISMAS e Quantis. |
I risultati della ricerca evidenziano un crescente livello di consapevolezza delle aziende rispetto alle preoccupazioni sociali e ambientali, con il 36% di aziende che ha già formulato una strategia di sostenibilità sociale e ambientale chiara e articolata e un ulteriore 42% impegnato attivamente nel definire i propri piani di sostenibilità. La ricerca mostra poi una tendenza a esplorare iniziative di carattere sociale e ambientale che vede, per esempio, il 60% delle aziende attualmente impegnate nella realizzazione o sperimentazione di iniziative a beneficio di pazienti e clienti.
«Non sorprende questo impegno sociale da parte delle aziende sanitarie e sociosanitarie che vedono nella presa in carico dei pazienti e dei loro bisogni il proprio "core business"; dalla ricerca, tuttavia, emerge una significativa attenzione alla valutazione dei bisogni sociali attraverso iniziative di ascolto dei soggetti della comunità e di community building, finalizzate a supportare l'equità di salute, ossia dare pari opportunità di benessere indipendentemente dalle differenze sociali», sostiene Giuliana Monolo, ricercatrice di CERIMAS.
Anche l’allocazione delle risorse per investimenti futuri riflette una crescente attenzione al tema, con il 73% di aziende che riferisce di adottare criteri di sostenibilità nel prendere questo tipo di decisioni, sebbene, nella maggior parte dei casi, non in maniera sistematica. L’analisi del campione di bilanci non finanziari ha confermato che sei delle principali case farmaceutiche italiane nel 2021 riporta una media dell’intensità di emissioni di CO2 di Scope 1 e Scope 2 intorno alle 37 tonnellate di CO2 equivalente per ogni milione di euro di fatturato (CO2e/€M), ben al di sotto del valore globale di 54 tonnellate di CO2e/€M rilevato nel 2015. Così come la percentuale di acqua riciclata varia dal 12% al 29%, a fronte di un dato globale del 27%.
«Nonostante i risultati dello studio dimostrino con chiarezza un impegno significativo delle aziende nell’adozione di pratiche sostenibili, lo stesso lascia emergere un approccio ancora acerbo: un numero limitato di aziende misura i propri obiettivi di sostenibilità seguendo standard internazionali riconosciuti e predisponendo una figura dedicata all’ESG», Spiega Alessandra Catozzella, Partner di BCG.
Infatti, il 90% delle aziende dichiara di utilizzare almeno un indicatore per monitorare il proprio impatto ambientale, tuttavia, vi è la necessità di un’adozione più ampia e strutturata per promuovere al meglio le singole iniziative di sostenibilità. Negli ultimi anni, è aumentata anche l’attenzione verso il benessere degli stakeholder interni. Esempi di iniziative ampiamente adottate includono attività formative e di sviluppo del personale (adottate dall’89% delle realtà intervistate) e attività volte a garantire la salute e la sicurezza sul lavoro (83%). Nella conciliazione della vita privata con quella lavorativa si notano più discrepanze, soprattutto tra le aziende sanitarie e sociosanitarie, oggettivamente più in difficoltà su questo fronte anche a causa della natura “deskless” dell’attività (ovvero che non prevede un lavoro di ufficio, ma di contatto diretto con il pubblico), nonché più esposte a fattori di stress/rischi rispetto ad altri settori. Questa declinazione di sostenibilità verso i dipendenti è fondamentale, come sottolineano i dati raccolti da BCG, per cui il 70% dei lavoratori europei, nella scelta di un nuovo impiego, mettono l’equilibrio tra lavoro e vita privata al primo posto nella scala delle priorità .
Per facilitare questo processo di diffusione della “cultura della sostenibilità” è necessario promuovere un approccio sistematico e strutturato che parta dalla definizione di obiettivi chiari, concreti e misurabili, per arrivare alla misurazione e alla rendicontazione degli impatti generati, mettendo a fattor comune le migliori esperienze presenti sul territorio. L’adozione di pratiche sostenibili nel settore sanitario non è ancora diffusa in maniera organica come è evidente principalmente in tre ambiti:
«Per favorire la transizione verso modelli di business più sostenibili, nell’ambito del settore sanitario è necessario un approccio sempre più strutturato e che parta dalla definizione di obiettivi concreti da raggiungere nel medio-lungo termine. Pur riconoscendo il naturale ruolo sociale delle aziende sanitarie, queste non sono esentate dal tentativo di migliorare il loro impatto sull’ambiente naturale e sulla società nel suo complesso», spiega Matteo Pedrini, Professore ordinario di Corporate Strategy presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’adozione dei parametri ESG e la transizione verso pratiche sostenibili portano evidentemente vantaggi a livello aziendale, ma anche ambientale, umano e sociale. Per questo motivo, per le aziende sanitarie l’imperativo è ancora più urgente. Sostenere un tale cambiamento richiede numerose risorse così come modifiche sostanziali nei modelli operativi aziendali, ma non deve essere rallentata da limitazioni organizzative o implementative
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