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L'impatto sociale ed economico dei buoni pasto


Fornire una fotografia aggiornata del mercato dei buoni pasto, misurare il valore creato e percepito da operatori e utenti, stimare gli effetti di possibili riforme normative per sperimentare un modello e dare vita a un Osservatorio permanente.

Questi gli obiettivi della ricerca: “L’impatto sociale ed economico dei buoni pasto” promossa da ANSEB - Associazione Nazionale Società Emettitrici Buoni Pasto in collaborazione con ALTIS Graduate School of Sustainable Management dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentata  nel corso di un evento che ha visto i saluti istituzionali di Alessia Coeli, General Manager ALTIS.

Subito dopo i curatori della ricerca Marco Grazzi, ordinario di Politica Economica e Luca Pesenti, Associato di Sociologia Generale, entrambi professori dell’Università Cattolica, hanno presentato i risultati della ricerca, che ha visto la partecipazione delle cinque principali aziende del settore dei buoni pasto operanti in Italia, a copertura di circa il 90% del mercato: Edenred, Up Day, Pluxee (ex Sodexo BRS), Pellegrini, Toduba.

È seguita la tavola rotonda moderata dal giornalista del Sole 24 Ore, Giorgio Pogliotti, in dialogo con Pierangelo Albini, Direttore dell’Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria; Gianluca Bianco, Dipartimento Contrattazione CISL Nazionale; On. Maria Chiara Gadda, Italia Viva, XIII Commissione (Agricoltura); Sen. Paola Mancini, Fratelli d’Italia, X Commissione (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale). L’evento è terminato con le conclusioni a cura di Matteo Orlandini, Presidente ANSEB e Luciano Sbraga, Direttore del Centro Studi - Fipe-Confcommercio.

Caposaldo del welfare

«Il Buono Pasto si conferma tra i principali capisaldi del welfare aziendale. La ricerca dimostra infatti l’efficacia di questo strumento per tutti i lavoratori, da quelli delle piccole-medie imprese per arrivare ai collaboratori di grandi aziende. La virtuosità del sistema è dimostrata dalla possibilità per i dipendenti e i liberi professionisti di poter accedere ad uno strumento agile, innovativo e sempre più digitale per la tutela del proprio potere d’acquisto. Anche per questo le recenti proposte di aumento fino a 10 euro dell’importo detassato costituirebbero un efficace sostegno contro l’inflazione e un opportuno adeguamento al costo medio della pausa pranzo», ha dichiarato Matteo Orlandini, presidente ANSEB.

Meno potere d'acquisto

«È ben nota la situazione strutturale del nostro Paese nel quale, in media, i redditi da lavoro sono rimasti sostanzialmente invariati negli ultimi anni. In tale contesto già scarsamente favorevole, si è aggiunta la spirale di aumento dei prezzi seguita alla pandemia che, come le nostre analisi mostrano, ha visto proprio il settore alimentare tra quelli maggiormente interessati dall'aumento dei prezzi. Le dinamiche congiunte, da un lato, dell'andamento stazionario dei redditi da lavoro e, dall'altro, della spesa alimentare incrementata a causa dell'inflazione, hanno contribuito determinare una compressione del potere di acquisto delle famiglie», ha spiegato Marco Grazzi, che ha curato con Bernardo Caldarola, ricercatore presso UNU-MERIT, l’analisi dell’evoluzione del mercato e della normativa.

Strumento apprezzato

«Il buono pasto rappresenta ormai un elemento rilevante delle politiche di "total compansation" delle aziende italiane, con una soddisfazione piuttosto significativa da parte degli utilizzatori (i lavoratori dipendenti). Insieme ai benefit di welfare aziendale, questo strumento risulta particolarmente rilevante in questa lunga stagione di moderazione salariale per aumentare il potere d'acquisto delle famiglie. Lato esercenti, lo strumento è maggiormente apprezzato nelle aree non metropolitane e nel Centro-Sud Italia, qualificandosi dunque come un elemento capace di incidere in aree economiche più deboli. Si tratta insomma di un benefit che mostra evidenti rilevanze di natura sociale ed economica», ha proseguito Luca Pesenti che, con le elaborazioni dei dati della ricercatrice Gisella Accolla, ha svolto l’analisi di soddisfazione users & merchants.

A seguito della pandemia, il potere d’acquisto delle famiglie mostra dunque una consistente riduzione, dovuta in larga parte all’aumento della componente della spesa alimentare. In tale contesto, il buono pasto incrementa la disponibilità per il consumo alimentare.

Dal lato delle imprese, emerge un trend positivo per le associate ANSEB: la profittabilità delle imprese aderenti – in particolare la profittabilità per dipendente – è migliorata nel corso degli ultimi 10 anni, nonostante una distribuzione dell’impiego e del valore della produzione relativamente costante.

Analisi sugli utilizzatori

  • Il buono pasto si conferma un supporto flessibile, utilizzato su più canali: dove c’è maggior utilizzo verso la Grande Distribuzione, tre le motivazioni prevalenti vi è la mancanza di bar o ristoranti nelle vicinanze del luogo di lavoro, evento presente soprattutto nelle aree non metropolitane del Mezzogiorno.
  • Per il 66% del campione, i buoni pasti coprono in media tra il 50 e l’80% del costo di un pasto;
  • Il 62% del campione esprime un livello di soddisfazione medio o alto. Mediamente più soddisfatti sono gli under 35 (soprattutto per le versioni digitali/app), le donne, gli operai e i residenti del Centro Italia.
  • Il buono pasto è sempre più percepito come un “diritto” dal dipendente (punteggio medio di 4,1 su una scala da 1 a 5), mentre non viene percepito come un elemento che sottrae parte di salario al dipendente.

Analisi sugli esercenti

  • Prevale la percezione del buono pasto come “servizio” utile per aumentare la clientela. La maggior utilità percepita è tra gli esercizi della distribuzione.
  • Card e app sono ritenute garanzia di maggiore incasso (51% del campione), ma il loro utilizzo risulta soddisfacente solo per il 39% (a causa di rallentamenti sulle linee, della necessità di utilizzare più POS, dei tempi di rimborso).
  • Maggior soddisfazione nelle aree non metropolitane del Centro-Sud, con una forte percezione positiva dello strumento in termini di maggior garanzia di incasso (51%).

Metodologia

L’indagine si è svolta attraverso 4 fasi:

  • L’analisi dell’evoluzione delle imprese associate.
  • L’analisi degli effetti osservati delle riforme sulle soglie di esenzione introdotte dalla normativa negli ultimi anni.
  • L’analisi di utilizzo e soddisfazione da parte di un campione nazionale di utilizzatori di buoni pasto, rappresentativo dell’universo degli utilizzatori, pari a circa 3 milioni (con 15.957 rispondenti).
  • L’analisi di utilizzo e soddisfazione da parte di un campione nazionale di esercenti, rappresentativo dell’universo, pari a circa 150mila (con 2.379 rispondenti).
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